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La torre Civica di Canicattì, denominata comunemente “l’Orologiu”, era inizialmente il campanile dell’antica Chiesa Madre collocata ai piedi del castello ed adesso scomparsa. Costruita intorno al Cinquecento questa era stata restaurata nel 1766 ed abbattuta nel 1929 perché in pericolo di crollo. Le leggende tramandano che vi fosse rinchiuso un barone ostile al re aragonese Martino V , probabilmente Luca Formoso, che venne accusato di “fellonia” e per questo motivo rinchiuso lì. Da sempre “l’Orologiu” è stato preso come l’emblema della città di Canicattì, sia per le sue origini antichissime sia per l’importantissimo ruolo sociale che aveva nella comunità. Infatti questa scandiva importanti momenti della giornata, suonando per annunciare pubbliche riunioni e incontri. La torre attuale, progettata dall’ingegnere Luigi Portalone è stata costruita nel 1932 nel luogo in cui sorgeva l’antica torre campanaria, ormai distrutta. Della torre antica restano solamente due campane risalenti al Seicento, la maggiore costruita per opera del barone Giacomo II, la minore offerta dal figlio Filippo III. La più grande delle due campane contiene un importante iscrizione in latino “ut mensura temporis bonorum annorum sit in auspicium”, cioè “che la misurazione del tempo sia augurio di buoni anni”. A dimostrazione dell’importante ruolo che questa aveva all’interno della città di Canicattì, vi è una poesia del Canicattinese Giuseppe Pace

(“Peppi Paci”) che racconta le vicende della torre, dalla demolizione forse evitabile di quell’antica alla sua ricostruzione ad opera dell’ing. Portalone.

Torre civica

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